Una cattedrale del vino “invisibile” di 45mila metri quadrati, per la maggior parte ipogea, scavata fino a 15 metri nel fianco del colle.
Un’ammirevole architettura incastonata nella collina chiantigiana del Bargino, a San Casciano in Val di pesa, nel Chianti Classico. Le linee architettoniche sono sinuose, circolari: un labirinto di volumi e volte. Ma anche vetrate che riflettono la tipica vegetazione della campagna chiantigiana. L’edificio, costruito con materiali quali cotto, legno e acciaio corten, richiama il legame profondo con la terra. Gli stessi colori caldi rimandano ai terreni che circondano la struttura, nei quali radicano vigne per qualche ettaro. Una delle sorprese, sta sopra! La maestosa scala elicoidale, ormai simbolo della cantina (100 tonnellate di peso) collega i tre piani della struttura. Salirete guardando il cielo da un oblò che occhieggia dall’alto, ma anche osservando dalle fenditure laterali l’armonioso panorama.
Arrivati al tetto, stupirete: i vigneti sono ovunque, perfetta integrazione con il paesaggio circostante. Sullo sfondo, gli ulivi e a protezione, la collina con i suoi fitti boschi di querce e lecci. Finita la visita, potrete mangiare qui, al ristorante Rinuccio 1180, in omaggio al capostipite della famiglia Antinori. Il patio estivo e le grandi vetrate che circondano la sala permettono di immergersi in qualunque stagione nello scenario toscano.
Ci sono voluti sette anni per completare questo omaggio della famiglia Antinori alla terra del Chianti Classico. L’opera, a firma dell’architetto Marco Casamonti, venne inaugurata nel 2012, rispettando le consegne della nobile famiglia che da sei secoli si dedica con amore, passione ed umiltà alla produzione di vino. Piero Antinori presidente onorario della società, ora capeggiata dalla ventiseiesima generazione con Albiera Antinori, Amministratore Delegato, e il contributo delle sorelle Allegra e Alessia, ha sempre avuto le idee chiare. Desiderava che si rispettasse l’ambiente circostante e si utilizzassero materiali locali, che la struttura fosse aperta alle visite, proprio per far capire il funzionamento dell’arte della vinificazione e, imprescindibile, doveva essere funzionale sia per la cantina, in modo che consentisse anche di sfruttare la gravità e sia per gli uffici, visto che tutta la parte amministrativa, produttiva e direzionale ha trovato casa qui.
Qui si “respira” il vino: ponti sospesi consentono di assistere da vicino alle fasi della produzione, con affacci sui tini di fermentazione. In barricaia, tra luci soffuse e pareti in cotto, dove il vino affina sfruttando la dimensione ipogea e senza impianti di refrigerazione, sono state realizzate due sale degustazione sospese sopra le botti e in vetro trasparente.
Gli Antinori sono dei collezionisti d’arte, con il culto della bellezza. Persino il loro stemma cinquecentesco uscì dalla rinomata bottega fiorentina dei Della Robbia.
L’Accademia Antinori, dedicata all’arte classica, ha permesso di portare qui alcuni gioielli della collezione di famiglia, raccolti in un museo di dipinti, ceramiche, tessuti pregiati e antichi manoscritti. Imponente il torchio cinquecentesco costruito secondo i dettami di Leonardo da Vinci. Con l’avvio della nuova Casa, è iniziato anche il primo progetto per l’arte contemporanea, Antinori Art Project. Ecco allora che nel corso della visita si possono ammirare le tre biosfere di Tomàs Saracen, diverse installazioni come Clessidra di Giorgio Andreotta Calò, Portal del Angel dello scultore Jorge Peris e altre. Nella sala dedicata all’invecchiamento del Vin Santo troviamo invece Altorilievo di Stefano Arienti.
A chiudere il cerchio di quest’emozionante costruzione non poteva mancare un wine shop, con un’ampia selezione delle etichette provenienti dalle tenute Antinori, sia italiane sia estere, anche da degustare al calice; una libreria e una bottega dei sapori.
Un’opera architettonica come memoria storica che durerà per altre centinaia di anni, come questa grande famiglia del vino italiana.