Quello tra vino e salute è un binomio piuttosto controverso ed ancora ben lungi dall’essere definitivamente chiarito.
In ogni caso, se nel vino oltre ad archetti, lacrime ed aromatiche nuances si vuole ricercare un possibile legame con lo stato di salute, il pensiero va inevitabilmente a quello rosso.
L’associazione è in parte giustificata dal più variegato e corposo corredo di sostanze bioattive presente nei più “muscolosi” vini rossi, rispetto ai più raffinati bianchi.
D’altra parte, la maggior parte dei composti polifenolici a cui vengano attribuite le molteplici e benefiche proprietà del dono di Bacco, molte delle quali verificate in modelli cellulari ed animali presentano concentrazioni assai più elevate nei vini rossi.
Negli ultimi anni tuttavia, si sono accumulate numerose e robuste evidenze scientifiche che permettono ai vini bianchi ed anche alle briose bollicine di prendersi la loro meritata rivincita, almeno da un punto di vista potenziale, anche in ambito salutistico.
Tralasciando per il momento quelli fermi, diversi studi hanno dimostrato che bere vini rifermentati (sempre con moderazione, la premessa è d’obbligo!) può far bene al corpo, alla mente e ad un mucchio di altre cose.
Folto l’elenco dei loro benefici.
Preciso che oltre a quelli sorretti dal parere e dalle evidenze degli scienziati, ve ne sono alcuni sostenuti esclusivamente dagli appassionati in quanto da essi direttamente sperimentati sul campo ed altri ancora caldeggiati solo dall’immaginario collettivo ma che comunque possono contare su un discreto effetto placebo, che a volte non guasta.
Una delle prime testimonianze delle proprietà benefiche delle bollicine o bubulae come venivano allora definite ci è fornita da Galeno (Pergamo 129 – Roma 201 circa) il medico greco, i cui principi ed insegnamenti hanno permeato la medicina occidentale, almeno fino a tutto il Rinascimento.
Il curante personale di Marco Aurelio, nel suo De Rimediis dedica un lunghissimo capitolo alla terapia con ricette a base di vino e riferendosi a quello spumans o titillans scrive:
”… riscalda la bocca e solletica i sensi, soprattutto quelli della testa, infonde calore nelle viscere e fa digerire i cibi crudi, può essere impiegato per lavare le ferite con un panno di lana morbida…”.
In campo enologico, nel vasto panorama dei vini rifermentati, la scena quasi sempre la ruba lo champagne, la cui notorietà è diffusa in tutto il mondo ed il cui uso ha assunto una potente valenza simbolica associata all’idea di festa, gioiosità e di lusso.
In pochi sanno però che al ricercato vino francese sono state attribuite nel corso dei secoli molteplici proprietà preventive e terapeutiche alcune delle quali sostenute da più di un fondo di scientificità.
Già a fine ‘700 il medico francese Claude Navier affermava l’efficacia dello champagne a fini curativi attribuendone essenzialmente l’effetto benefico al gas carbonico.
Nel 1817 è grazie agli studi scientifici del medico tedesco Eduard Loebenstain-Loebel che al vino spumantizzato in generale ed allo Champagne in particolare, vengono riconosciute proprietà digestive, tonificanti, ansiolitiche, ed una particolare efficacia in caso di calcoli renali, gotta e difficoltà di addormentamento.
Relativamente a quest’ultima indicazione, pare che il poeta e politico inglese Lord Byron, traendone effettivi benefici, bevesse una flûte di Champagne ogni sera prima di andare a dormire (proprietà oggi in parte confermata dalla presenza di alcoli superiori, litio e zinco).
Le proprietà terapeutiche diventarono così convincenti e così diffuse che alla fine dello stesso secolo si iniziarono a produrre spumanti addizionati di principi attivi come chinino e pepsina, venduti in farmacia.
Allo champagne si attribuirono finanche proprietà antimicrobiche, dovute a particolari composti batteriostatici e/o battericidi rilasciati dai lieviti nel corso del lungo affinamento.
All’epoca, molti i medici che non potendo ancora fare affidamento ad efficaci antibiotici, consigliavano di bere champagne a chi era affetto da malattie polmonari, attenuando molto più probabilmente la tristezza per la condizione morbosa, che l’attività dei batteri patogeni.
Sembra che la stessa prescrizione sia stata fatta anche al grande compositore russo Igor Stravinsky, durante un suo soggiorno a Napoli.
Dietro ed intorno alla storia dello champagne si celano tante storie ed aneddoti che nel corso degli anni ne hanno accresciuto ulteriormente il fascino, la popolarità ed anche l’impiego per più piccanti finalità, lontano dalla tavola.
Secondo una leggenda assai diffusa, pare che la coppa per lo champagne sia stata modellata per accogliere le dimensioni e la forma dei seni considerate perfette, di Jeanne Antoinette Poisson, passata alla storia come Madame de Pompadour.
La passione dell’amante preferita di Luigi XV per lo champagne è ben nota e a quanto pare, sembra anche che rivelasse con orgoglio alle dame di corte, desiderose di conoscere il segreto della sua bellezza e del suo aspetto sempre luminuoso, che tutto dipendeva soltanto dal vino: “capace di farla apparire al meglio la mattina anche dopo una festa scatenata”.
Di afrodisiaci, ovvero di alimenti capaci di accendere ed alimentare la fiamma della passione nell’intimità delle lenzuola, se ne parla dall’alba dei tempi.
Statene certi, ogni alimento che si è guadagnato una certa reputazione di esaltatore o più semplicemente di amico della sessualità, se non tutti, in molti, chi con maggiori, chi con minori soddisfazioni, ne hanno sperimentato le decantate capacità.
Lungo l’elenco, oltre a champagne e bollicine in generale, tra quelli ritenuti più promettenti è necessario ricordare peperoncino, fragole, ostriche, asparagi, cioccolato, cocomero, sedano o spezie come lo zenzero e lo zafferano.
Partendo dal sacrosanto assunto che il più potente ed imprescindibile organo sessuale risiede nel nostro cervello, sono obbligato a due precisazioni, una da Biochimico e l’altra da specialista in Scienza dell’Alimentazione.
La prima.
Migliorando sempre più la conoscenza relativa alla composizione degli alimenti, in molti di quelli sopraelencati (e di tanti altri ancora) sono stati individuati particolari componenti in grado di esercitare almeno da un punto di vista biochimico un effettivo coinvolgimento nei complessi e solo in parte esplorati meccanismi della sessualità.
La seconda.
Nulla quaestio rispetto agli alimenti, con moderazione ed inseriti nell’ambito di una dieta variegata e bilanciata, tutti apportano benefici alla salute in generale.
E mantenersi in salute è sempre sexy e ci aggiungo io …a prescindere, come ripeteva l’indimenticabile Principe della comicità.
Publio Ovidio Nasone (43 a.C. – 18 d.C.) uno dei massimi esperti dell’antichità di faccende amorose al punto da elevarle ad una vera e propria forma d’arte e di dedicare all’argomento un testo di riferimento per i latin lovers dell’epoca, attribuiva al vino in generale un aiutino tutt’altro che trascurabile
… “I vini preparano gli animi e li rendono aperti agli ardori ..e Venere nei vini diviene fuoco aggiunto al fuoco”..
Anche in tempi più recenti al vino, è stata riconosciuta una funzione per così dire facilitante il lavoro di Venere e dare quel tocco in più di romanticità e sensualità alla serata.
Il merito sarebbe dell’alcol che al pari di altri sostanze psicotrope, ovvero capaci di influenzare le funzioni psichiche, ha effetti dose-dipendenti che dipendono in buona sostanza dalla quantità che se ne assume.
Un consumo moderato, può esercitare in entrambi i sessi un aumento del desiderio sessuale, della disinibizione, dell’eccitazione e finanche dell’intesa con il partner, smorzando eventuali tensioni ed amplificando le piacevoli sensazioni durante l’incontro dei corpi.
Al contrario, un consumo eccessivo può portare alla cosiddetta miopia alcolica, che oltre a farci trovare attraenti persone che da sobri non avremmo nemmeno notato, espone ad un maggior rischio di comportamenti pericolosi e sconvenienti. l’alcol è una sostanza dose-dipendente,
Visto che i danni in termini di performances amorose, riguardano più i maschietti, mi sento di raccomandare ai sciupafemmine di avvicinarsi alle bevande alcoliche con moderazione per evitare che nottate indementicabili, finiscano per essere ricordate per sempre ma con disonore.
E’ lo stesso Ovidio a ricordarcelo:
“Dunque, allorché offerti ti siano i doni di Bacco imbandito e una donna avrà parte del tuo stesso triclinio, prega le sacre divinità notturne di evitare che il vino ti danneggi la testa (e la festa)”
Recentemente, anche la Scienza è corsa a dar sostegno alle proprietà stuzzicanti del pregiato champagne e di più abbordabili bollicine.
Uno studio condotto da ricercatori francesi e pubblicato sulla statunitense PNAS, la prestigiosa rivista dell’Accademia Americana delle Scienze, ha rivelato che un possibile contributo potrebbe derivare da due particolari molecole aromatiche (terpeni più precisamente) il mircene ed il timolo nascoste nel cosiddetto perlage.
Il mircene, genera aromi piacevoli ed assai intensi che ricordano in qualche modo quelli del muschio e dei chiodi di garofano.
La fragranza è caratteristica dei fiori di alcune varietà di canapa e di erbe medicinali ed aromatiche quali a titolo di esempio la verbena, la citronella, il luppolo ed il rosmarino.
Sebbene gli studi clinici sull’uomo siano molto limitati, diversi test condotti su animali e su modelli cellulari suggeriscono che al mircene potrebbero essere attribuiti molteplici effetti biologici ed in particolare, sedativi, antinfiammatori, antiossidanti ed analgesici
Il timolo è un fenolo monoterpenico presente in abbondanti quantità nelle piante del genere Thymus, da cui prende il nome.
Numerosi studi ne hanno dimostrato gli effetti antimicrobici, in particolare antifunginei ed antibatterici oltre a quelli antiossidanti, stimolanti ed antitumorali.
Per giustificare l’azione afrodisiaca delle due molecole, è stata avanzata un’ipotesi assai suggestiva, per descriverla, occorre partire dalla considerazione che da un punto di vista chimico, esse hanno la particolarità di essere contemporaneamente sia attratte (idrofile) che respinte dall’acqua (idrofobe).
Questa singolare caratteristica fa sì che per non correre rischi di incompatibilità con l’acqua che è il principale ingrediente del vino, rimangano confinate all’interno delle bollicine gassose.
Una volta che queste risalgono nel calice e si rompono, liberano i due terpeni ad elevato peso molecolare e dall’aroma assai penetrante.
Una volta fuori dall’involucro gassoso, mircene e timolo, potrebbero agire da feronomi a livello di una particolare area del sistema nervoso, l’ipotalamo innescando il rilascio di stimoli diretti agli organi sessuali e la conseguente produzione di ormoni.
Sarà vero?
E’ ancora presto per giungere a conclusioni definitive.
Forse, la spiegazione più semplice e più verosimile dell’ effetto hot delle costose bollicine francesi l’ha fornita una loro grande estimatrice, Marilyn Monroe, la diva di Hollywood più famosa e chiacchierata di sempre.
Concludo con un messaggio di speranza.
Se non potete permettervi champagne, non disperate, vi sono alternative meno care ed altrettanto efficaci.
I benefici sopra descritti si possono conseguire con tutti i vini rifermentati sia con il metodo Martinotti-Charmat che con il Metodo Classico (per i comuni mortali) e che solo per i più chic francesi diventa Champenoise.
Semaforo verde quindi ai tricolori e prestigiosi Prosecco, Franciacorta, Trento, Alta Langa, Oltrepo’ Pavese e perchè no pure ad un buon Asprinio, scusate il campanilismo, tutt’altro che celato.
In tutta onestà, non credo poi si tratti di una …vitaccia.
Michele Scognamiglio