Di Giulio Somma – Corriere Vinicolo
Il Rapporto sul Turismo enogastronomico rivela un nuovo profilo del turista appassionato di vino: più esperienze, sostenibilità e qualità.
Nel 2020 crescono del 10% i turisti del wine &food ma sono mancati gli stranieri. Il futuro si tinge di rosa ma la visita in cantina e il tasting non bastano più per attrarre un turista del gusto sempre più attivo. Necessario proporre esperienze più intense per “vivere l’azienda”. “Dobbiamo lavorare a un piano nazionale legato all’enogastronomia”, afferma il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia. “Nel post pandemia tante opportunità, all’insegna del vivere bene e della sostenibilità”, ribatte il sottosegretario alle Politiche agricole, Gian Marco Centinaio.
L’ impatto della pandemia è stato devastante anche per l’enoturismo, che segue da vicino l’andamento del settore turistico generale, nonostante una capacità di risposta alla crisi leggermente migliore di altre destinazioni grazie agli spostamenti interni. Un tracollo di presenze e giro d’affari che solo tra due anni dovrebbe tornare ai livelli pre-pandemia, almeno secondo gli esperti intervistati dall’Associazione Città del Vino per il XVII Rapporto sul Turismo del Vino in Italia. Il rapporto ha coinvolto 100 tra enti territoriali, agenzie di promozione e Consorzi del vino scelti a campione, lavoro che ha evidenziato come sarà molto difficile tornare ai 15 milioni di enoturisti che generavano un valore economico di 2,65 miliardi di euro (stime dell’Osservatorio di Città del Vino), del 2019.
Castiglione Faletto, village in Barolo wine region, Langhe, Piedmont, Italy
In ogni caso emergono più luci che ombre, per il turismo enogastronomico, dalla quarta edizione del Rapporto dedicato al settore, curato dalla docente universitaria Roberta Garibaldi (Università di Bergamo). Lo studio è stato presentato al Senato della Repubblica, alla presenza del ministro del Turismo Massimo Garavaglia e del sottosegretario alle Politiche agricole alimentari e forestali Gian Marco Centinaio. Il primo dato a emergere è l’aumento del 10%, durante il 2020, del numero dei turisti che hanno viaggiato con il “vivere l’enogastronomia” come principale motivazione.
Quel che più conta sono le prospettive di sviluppo già a breve termine, dettate dai trend legati al turismo in generale: sostenibilità, wellbeing, riscoperta delle località rurali e voglia di esperienze a diretto contatto con la natura sono tutti elementi che giocano a favore delle aziende agricole e, nel mondo del vino, delle tenute inserite in ambienti protetti e in grado di assicurare un naturale distanziamento tra le persone.
LA SFIDA DEI PRODUTTORI ITALIANI
La sfida, per i produttori italiani del vino, sarà quella di comprendere il cambiamento in atto per sviluppare formule innovative e alternative alla tradizionale visita in cantina” afferma la curatrice della ricerca, dalla quale emerge un profilo sempre più attivo del viaggiatore legato al gusto con un coinvolgimento diretto dell’enoturista, a partire dalla vita in vigna: partecipazione alla vendemmia, cura del vigneto, vita all’aria aperta e trekking. Poi resta, come momento centrale, quello del tasting, ma tutt’attorno si svilupperà sempre di più – perché è esattamente quel che cerca il visitatore – un progetto del “vivere l’azienda” per trasformare la visita in un ricordo indelebile e, di conseguenza, creare un rapporto consolidato che ha inevitabili implicazioni in termini di vendita dei vini.
IL DIGITALE, SEMPRE PIU’ STRATEGICO
E qui subentra l’importanza del digitale. Il digitale: canale sempre più strategico l’e-commerce, sul quale sono in atto cospicui investimenti da parte delle aziende del vino, diventerà un canale strategico per l’offerta ai clienti più affezionati di edizioni limitate, grandi formati e prodotti di nicchia rispetto a quelli destinati alla ristorazione o alla distribuzione moderna.
“La comunicazione costa ma, se è ben fatta, produce dei risultati – ha affermato la fondatrice del Movimento Turismo del Vino, Donatella Cinelli Colombini – e certe regioni hanno lavorato bene e tanto, soprattutto la Puglia ha fatto passi da gigante”.
IL PREMIER MARIO DRAGHI
Il messaggio dato dal premier Mario Draghi a conclusione del G20 è stato chiarissimo: l’Italia è riaperta, l’industria del turismo ha riacceso i motori, siamo pronti a riprendere la corsa. E l’enogastronomia è uno dei nostri punti di forza. Ha retto in un momento di crisi, è sostenibile e può correre ancora più veloce.
Lo sviluppo dei viaggi impostati sul food&wine determina infatti un miglioramento della qualità e dell’immagine dell’Italia nel mondo, proprio perché il turista del gusto è esigente, acculturato e molto attento ai temi del rispetto dell’ambiente, dell’etica produttiva e della sostenibilità ad ampio raggio.
TRE ASPETTI DA CONSIDERARE
- Il primo riguarda la scelta del mare come punto di partenza per godere dell’esperienza enogastronomica, e questo va certamente a vantaggio delle tante denominazioni e delle aziende che si trovano a breve distanza dalle coste: non a caso, le prime cinque regioni in classifica sono accomunate dalla presenza del mare e la Sicilia, che svetta, è notoriamente un’isola.
- Il secondo è la scelta della location per il pernottamento: la voglia di vivere all’aria aperta spinge i turisti alla ricerca di sistemazioni come agriturismi (l’86% ha intenzione di alloggiarvi) e relais di campagna (59%), con una ricerca di soluzioni innovative tra cui spiccano alberghi a tema cibo-vino (56%), glamping (29%) e case sugli alberi (32%).
- Il terzo aspetto è la scelta del mezzo per raggiungere le località turistiche, in linea con la volontà di diventare un turista sostenibile: raddoppia la percentuale di chi vuole raggiungere l’azienda in bicicletta.
Come ha affermato il sottosegretario Gian Marco Centinaio: “Ogni nostra regione è un viaggio del gusto e nel futuro post pandemia sono sicuro ci saranno tante opportunità, all’insegna del vivere bene e nel rispetto della sostenibilità ambientale”.
QUALI LE METE PIU’ GETTONATE?
Ma quali sono le località preferite dai turisti del gusto? Tra le regioni italiane svetta la Sicilia, seguita dall’Emilia-Romagna, dalla Campania e poi da Puglia e Toscana. Tra le città, è Napoli a esercitare il maggior richiamo precedendo Bologna, seguita da Palermo per gli italiani in generale e da Roma per i turisti enogastronomici. La principale sorpresa del Rapporto 2021 è la discesa della Toscana dal secondo al quinto posto. Un dato, quest’ultimo, interpretato da Garibaldi come una conferma della “voglia di novità, da parte del turista enogastronomico, che lo spinge alla ricerca di nuove destinazioni rispetto alla Toscana, probabilmente già vissuta come meta”.