Ecco i big del vino cinese
Di recente, 12 delle 14 aziende vinicole quotate in Cina hanno pubblicato i rispettivi bilanci semestrali della prima metà del 2021, che sono stati analizzati da WBO. Per quanto riguarda il fatturato, il podio è saldamente occupato da Changyu, Weilong e Dynasty; il primo, Changyu, stacca nettamente gli altri due, con un fatturato di più di 1,8 miliardi di RMB. La crescita è stata del 32,14% per Changyu, del 44,44% per Weilong e del 99,80% per Dynasty, tracciando un quadro di un mercato del vino in buona salute. Il re del vino cinese, Changyu, ormai occupa oltre il 30% del mercato del vino di produzione nazionale, e punta sempre di più ai prodotti di fascia alta come Longyu (ex Chateau Changyu Ningxia Moser XV, il primo vino cinese ad essere importato in Europa). (WBO)
Nuova fusione tra due player del vino di fascia alta
È stato raggiunto ufficialmente dagli azionisti un accordo per la fusione tra Sarment (un importante distributore di vini e distillati di lusso in Cina) e Grape Paradise (un’azienda importatrice di vini biologici, biodinamici e di nicchia fondata nel 2017 da Zhang Jinglin张婧琳, importante personaggio del mondo del vino del Dragone). Dopo la fusione, l’azienda sarà ufficialmente ribattezzata Sarment Fine Wine e, pur continuando ad espandere la sua agenzia di vini boutique, incorporerà le nuove idee di Grape Paradise. (Lookvin)
Focolai in Cina estinti, ma solo per poco
Le autorità sanitarie hanno annunciato, il 23 agosto, zero casi sintomatici trasmessi localmente – il dato non considera né gli asintomatici e né i casi importati – per la prima volta dopo varie settimane. Si preannunciava quindi un graduale allentamento delle restrizioni per i viaggi interni, anche negli hotspot dove il focolaio era nato come Nanchino, dove fino a poco fa i cittadini dovevano mostrare un tampone negativo per poter lasciare la città. Tuttavia, il sogno si è infranto già nel giorno successivo, quando sono stati riportati 4 nuovi casi tra Shanghai, Jiangsu e Yunnan. (SCMP)
L’economia digitale cinese vale 39,2 trilioni di yuan
La scala dell’economia digitale cinese ha raggiunto i 39,2 trilioni di yuan nel 2020, pari al 38,6% del PIL del paese. È quanto rivelato in una serie di incontri tenutisi nella metropoli sud-occidentale di Chongqing, dove si è rimarcato come la Digital Economy, oltre che motore di crescita per il paese, può diventare anche occasione di scambio e cooperazione internazionale. Ospiti provenienti da tutti i paesi SCO (China-Shanghai Cooperation Organization) hanno partecipato al forum e più di 610 aziende da oltre 31 paesi e regioni, tra cui Huawei, iFLYTEK, Alibaba e Intel, hanno partecipato all’expo, sia online che in presenza. (People’s Daily)