Gli ultimi dati sulle importazioni di vino in Cina confermano un trend positivo per l’Italia
Secondo gli ultimi dati rilasciati dalla China Wine and Spirits Import and Export Association (CAWS), nei primi sei mesi di quest’anno, le importazioni di vino in Cina hanno totalizzato 818,7 milioni di dollari, un leggero calo dell’1,55% su base annua e le importazioni mese su mese sono leggermente diminuite dell’1,38% a 2,118 miliardi di litri rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Il calo del vino imbottigliato in generale è parzialmente compensato dall’aumento delle importazioni di spumante e vino sfuso: tra gennaio e giugno, lo spumante è aumentato di uno sbalorditivo 79,9% a 50,8 milioni di dollari, e anche le importazioni di vino sfuso sono aumentate del 13,87% a 52,7 milioni di dollari. Nonostante il calo complessivo, questo insieme di dati mostra che il mercato ha ampiamente assorbito l’impatto del ritiro del vino australiano, perché in precedenza il vino australiano rappresentava circa il 40% delle importazioni totali di vino della Cina. Qual è dunque il nuovo scenario delle importazioni con l’Australia fuori dal podio, al quinto posto? Dietro la Francia (55,6 milioni di litri di vino, per un valore di 343,3 milioni di dollari, con un incremento rispettivamente del 57,01% e del 16,62%) e il Cile (64,24 milioni di litri di vino, con un incremento annuo del 43,38%, 15903 milioni di dollari, con un incremento annuo del 45,87%), al terzo posto c’è l’Italia, che ha definitivamente sorpassato la Spagna. Nei primi sei mesi di quest’anno, il volume delle esportazioni di vino italiano in Cina è aumentato del 49,84% raggiungendo 83,97 milioni di dollari, diventando così il terzo fornitore di vino della Cina. Anche il volume delle esportazioni è aumentato del 30,12% a 16,89 milioni di litri, il che significa che la sua quota di mercato in Cina ha superato per la prima volta il 10%. Secondo l’attuale tasso di crescita, se l’Italia non commette errori decisionali importanti, avrà sempre maggiori opportunità di consolidare e mantenere la crescita per conquistare una maggiore quota di mercato. (Wineitaliano)
I prossimi eventi del vino in Cina
Sono state annunciate ufficialmente le date della 105° edizione del CFDF (China Food&Drinks Fair): si terrà nell’International Convention Center di Tianjin dal 19 al 21 ottobre 2021, mentre dal 14 al 18 si terranno i consueti eventi negli hotel che precedono la fiera. Dopo l’edizione del 2019, l’appuntamento autunnale della fiera torna ad avere luogo nella città di Tianjin, importante porto commerciale del nord.
Sabato 25 settembre invece è in programma un evento che presenterà al pubblico cinese numerosi produttori di vino naturale, un nuovo trend che sta prendendo sempre più piede tra gli appassionati di vino cinesi. L’evento organizzato da Lookvin si terrà al Hangzhou Marriott Hotel Qianjiang New Town e sarà diviso in sessione mattutina e pomeridiana. (CFDF, Lookvin)
Xi annuncia lo stop alle centrali a carbone all’estero
La Cina non costruirà nuovi progetti energetici a carbone all’estero, ha detto il presidente cinese Xi Jinping in un discorso all’Assemblea generale delle Nazioni Unite martedì. Ha annunciato che il paese aumenterà gli sforzi per realizzare i suoi impegni sul clima. Xi ha anche affermato che il paese cinese darà maggiore sostegno ai paesi in via di sviluppo nella generazione di energia verde e a basse emissioni di carbonio, secondo una trascrizione del suo discorso consegnato tramite video rilasciato dall’agenzia di stampa statale Xinhua. Arrivano anche rassicurazioni sul fabbisogno energetico delle grandi metropoli: i principali produttori di carbone cinesi hanno affermato che manterranno forniture adeguate alle centrali elettriche poiché la domanda supera l’offerta per garantire che la rete nazionale possa funzionare ininterrottamente prima dell’alta stagione invernale e ridurre l’aumento dei prezzi, in parte vendendo direttamente agli utenti finali. (Caixin, Caixin)
Scandalo Evergrande: paura per il settore immobiliare
Negli scorsi giorni le agenzie di rating mondiali hanno declassato il giudizio sulle obbligazioni di Evergrande, il principale attore cinese del ramo immobiliare. Evergrande, al cui salvataggio avevano tra l’altro partecipato diverse aziende private tra cui Suning (proprietaria dell’Inter) solo pochi mesi fa, ora rischia il default. La società ha accumulato un debito di oltre 305 miliardi di dollari. Già dal 2017 le autorità cinesi hanno a più riprese avvertito Evergrande della necessità di rivedere il debito. La maggioranza degli analisti ritiene improbabile un salvataggio diretto da parte del governo, che sembra orientato a chiedere una ristrutturazione del debito e a operare una redistribuzione degli asset della società. Barclays sostiene che «è improbabile che un default minacci la generale stabilità del sistema finanziario cinese, che può contare su 45 mila miliardi di dollari in asset e 30 mila miliardi di dollari in prestiti». Li Daokui della Tsinghua University ha invece dichiarato a Cnbc che la crisi di Evergrande «avrà una ricaduta minima sul sistema finanziario perché non ci sono strumenti derivati sul debito». Niente Lehman Brothers con caratteristiche cinesi, insomma. (CF, CF, CF)