Su 19Youbao, il magazine del vino italiano in Cina, l’intervista al nuovo presidente di Unione Italiana Vini: Lamberto Frescobaldi.
Vino e salute, sostenibilità e riorganizzazione del sistema delle Doc tra le priorità politiche del programma per il prossimo triennio.
Lamberto Frescobaldi è il nuovo presidente dell’Unione Italiana Vini e guiderà l’associazione per il prossimo triennio affiancato da due vicepresidenti: Chiara Lungarotti (amministratore unico delle Cantine Lungarotti, la prima imprenditrice nella storia di UIV ad assumere una carica presidenziale) e Sandro Sartor (AD Ruffino Group).
Un incarico importante in un momento anche complesso per il settore vitivinicolo. Come ha accolto questa nomina alla presidenza?
Le sfide sono sempre belle, sono sempre interessanti da accogliere,
Lamberto Frescobaldi, presidente UIV
specialmente per un settore che è il mondo del vino.
In Italia si parla di vino dalle Alpi a tutto il sud e quindi tutte le regioni, nessuna esclusa, sono veramente molto importanti. E poi dietro ad un bicchiere di vino ci sono tante bellissime cose, tanti bei paesi, belli scorci, belle persone, quindi non potrei essere che contento.
E veramente in realtà dovrei essere anche un po’ impressionato dal dover rispondere e gestire tutta questa bellezza italiana.
Quali sono i punti cardine del programma politico e con quali forze, con quali strumenti pensa di scendere in campo per superare le nuove sfide?
Ci sono vari punti che sono importanti. Uno fra tutti, ormai se ne parla regolarmente, non passa giorno che non si parli di sostenibilità.
Quindi una delle cose che mi sta a cuore è cercare di mettere un po’ i paletti a questo termine affinché sia un qualche cosa di misurabile, di comprensibile a tutti perché sennò questa parola “sostenibilità” crea una specie di alone positivo, ma poi ci devono essere anche dei fatti. Quindi una cosa che mi riguarda da vicino è che vi siano dei fatti per cui noi siamo sostenibili non solo con l’ambiente, ma con le persone, con il mondo del lavoro, però mettendo l’ambiente al primo posto.
L’Italia è il primo paese produttore di vino nel mondo e nonostante questo la conoscenza delle nostre produzioni ha ancora margini ampi di miglioramento. Quindi cultura e crescita come possono andare di pari passo?
Questa è una buonissima domanda per cui cercherò di risponderle compiutamente.
Le sembrerà strano, ma il termine “vino” su una bottiglia non viene più scritto. Ci sono pochi casi in cui sulla bottiglia c’è scritto “vino”, c’è scritto Sangiovese, Montepulciano d’Abruzzo, Chianti, ma non c’è scritta la parola vino.
Quindi già questo è un fatto culturale, abbiamo fatto un salto, non c’è più bisogno di scrivere, come su un vasetto di yogurt c’è scritto la parola yogurt, nel nostro mondo non c’è bisogno di scrivere la parola vino. Poi bisogna lavorarci, noi abbiamo tante DOC, DOCG, IGT, un po’ le persone sono confuse però questo è anche un po’ il bello del nostro mondo, è un mondo che non ti deve raccontare tutto subito, devi entrarci dentro, devi scoprirlo.
Oggi abbiamo degli strumenti a nostra disposizione che ci aiutano a capire un po’ da dove viene il vino.
Tante volte si parla di una zona, poi di un comune, poi all’interno del comune di un produttore di vino, poi vogliamo addirittura sapere il vigneto. Il vino è questo, conoscere il territorio.
Prima parlando ha citato le denominazioni, un altro tema importante perché è difficile comunicare all’estero l’incredibile varietà della produzione italiana. Come superare questo ostacolo comunicativo senza però perdere questa identità che poi come diceva giustamente è anche la nostra forza?
Lei ha ragione a pormi questa domanda però non c’è una vera risposta. La semplificazione non fa parte di questo mondo, anzi fa parte di un certo tipo di conoscenze, tant’è che ci sono i corsi di sommelier, ci sono i WSET, ci sono tante cose per cui le persone in realtà vogliono sapere di più. Questo qui è un mondo che ha bisogno di pazienza. Sulla Cina sono abbastanza ottimista perché intanto il mondo cinese viene da una tradizione millenaria perché per loro le tradizioni sono fondamentali, quindi dobbiamo solamente metterci noi stessi a raccontarle bene.
Presidente, restiamo un secondo in Cina. Quanto pensa che possa impattare l’export di vino italiano nel mercato cinese nel prossimo futuro?
Per noi italiani la Cina è arrivata molto tardi, per un fatto economico, l’Italia poi non dimentichiamoci ha una storia ben diversa rispetto alla grandeur della Francia. In Asia c’era una zona che si chiamava Indocina, era francese, dove i francesi hanno influenzato tantissimo con la cultura francese quel mondo lì, anche con l’alta moda di Yves Saint Laurent, Pierre Cardin e tanti altri brand della moda.
Noi siamo arrivati dopo, ma oggi L’Italia non è dietro a nessuno, possiamo guardare le persone negli occhi e spiegare di avere un posto di rilievo nella grande ristorazione nel mondo, dove oggi ci sono le ricette italiane e quella perfezione dei gusti tipica dell’Italia. Ma dobbiamo avere quella dovuta pazienza, con l’Unione Italiana Vini facciamo anche dei bellissimi progetti per la comunicazione all’estero, aiutiamo le aziende a fare progetti OCM, poi abbiamo ICE che fa la sua parte, e anche quello che lei sta facendo è un grande aiuto, quindi alziamo il calice a Wine Channel.
Grazie, grazie mille presidente. Ha in mente di tornare in Cina appena si potrà?
Ma si guardi io ho tante persone, conoscenti in Cina che ci siamo scritti in questi ultimi due anni da Shanghai a tutta la Cina, poco prima della pandemia sono stato anche a Wuhan.
E’ una cultura straordinaria, hanno una pazienza per conoscere, ricordo l’ambasciatore italiano un po’ di anni fa mise una persona in più all’ambasciata solamente a timbrare passaporti per permettere sempre più turisti cinesi di venire in Italia.
Questa è una cosa che noi dobbiamo assolutamente fare, dobbiamo mandare dei messaggi di quanto è bello il nostro Paese, che lo vengano a visitare, così quando loro tornano a casa possono portare una parte di esperienza italiana e continuarla anche lì. Quindi facciamoli venire tanto e trattiamoli bene.
Grazie mille presidente, e in bocca al lupo per il suo incarico.
Grazie a lei