Di Marcella Pace
Filari in città anche per promuovere progetti culturali e turistici
I filari rigogliosi si snodano sulla collina e la maestosa Mole Antonelliana, simbolo di Torino, è a portata di vista. Il paesaggio lagunare di una delle città più belle del mondo, Venezia, circonda vigne abbandonate e oggi ritrovate. All’ombra della cupola di Santa Maria delle Grazie a Milano cresce la Vigna di Leonardo. 95 viti di vitigni autoctoni si intrecciano all’interno dell’Orto Botanico di Palermo, in Sicilia. E poi ancora antichi vigneti coltivati dentro e poco fuori le mura di Siena, una delle più suggestive città medioevali.
Le vigne in Italia sono capaci di crescere anche in città. Lo sanno bene vignaioli e studiosi da anni impegnati nel recupero e nella rivalorizzazione di vigneti, vero patrimonio della storia d’Italia, abbandonati per molti anni. Uniti dal comune obiettivo di tutelare il patrimonio storico, enoico e paesaggistico rappresentato dalle vigne collocate all’interno dei centri abitati, all’ombra di palazzi e monumenti, valorizzandole sotto il profilo culturale e turistico, hanno creato insieme ad altre realtà fuori dai confini italiani, la Urban Vineyards Association – U.V.A., la rete internazionale dei vigneti urbani.
Fondata nel 2019 su impulso di Luca Balbiano, che gestisce Villa della Regina a Torino, l’associazione riunisce i vigneti sopravvissuti all’interno dei centri cittadini, tesori di biodiversità le cui uve sono intrise di storia e di bellezza.
“Il progetto è di recente nascita anche se le sue radici sono lontane – spiega il presidente di U.V.A., Balbiano – Gli associati sono vignaioli che portano avanti da anni un progetto singolo di viticoltura urbana, in cui raccontano ben più che il vino. Narrano di storia, cultura, tradizioni secolari e in alcuni casi anche millenarie. Nel 2018 dopo un lavoro di ricerca abbiamo riunito i primi sei vignaioli urbani, e l’anno dopo abbiamo creato l’associazione. Oggi siamo undici sparsi tra l’Italia e il resto del mondo”.
Sulle pendici più urbane della collina torinese si erge la Villa della Regina a Torino, voluta da Maurizio di Savoia nel 1600. Al suo interno si sviluppa la Vigna della Regina, creata come parte agricola e ricreativa integrante della residenza. Per anni abbandonata e poi colpita dai bombardamenti del secondo conflitto mondiale, la Vigna è stata recuperata tra il 2003-2006 con un intervento della Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte affidato all’Azienda Vitivinicola Balbiano. Qui sono state reimpiantate 2700 barbatelle del vitigno a bacca nera della Doc Freisa di Chieri. L’inquinamento cittadino non incide sulla vigna, sopraelevata rispetto alla zona urbana e lontana dalla strada, e le arnie situate proprio alle spalle della Villa lo confermano, poiché le api vivono dove l’aria è buona.
L’Associazione Laguna nel Bicchiere nasce dalla curiosità di Flavio Franceschet, che nel 1993 fece la scoperta dei vigneti della laguna e, in particolare, dell’orto-vigneto di San Francesco della Vigna sull’isola di Sant’Elena, quartiere del centro storico di Venezia. Da allora, con il progetto Laguna nel Bicchiere, Le Vigne Ritrovate recupera i vigneti abbandonati della laguna per salvaguardare una tradizione e proteggere un paesaggio originale e quasi sconosciuto, rivelandone il nascosto rapporto città-campagna.
Sempre a Venezia si snoda San Francesco della Vigna che rappresenta il vigneto urbano più antico della città. Nel complesso vi sono tre chiostri, due sono adibiti a orto e vigneto, nel terzo viene invece raccolta l’acqua piovana, usata poi per irrigare i filari. Dal 2019 la vigna viene curata dagli agronomi di Santa Margherita, che hanno sostituito le vecchie viti di teroldego, con cui i Frati Minori producevano circa 2000 bottiglie l’anno, con glera e malvasia.
Senarum Vinea: le vigne storiche di Siena, in Toscana, è il progetto di riconoscimento e valorizzazione del patrimonio viticolo autoctono e delle forme storiche di coltivazione nella città murata, ideato dal Laboratorio di Etruscologia e Antichità Italiche dell’Università di Siena, promosso dall’Associazione Nazionale Città del Vino con il contributo della Fondazione Monte dei Paschi di Siena e affidato all’Azienda Agricola Castel di Pugna. È un percorso sperimentale che ha permesso di riscoprire ceppi centenari di 20 vitigni autoctoni e minori sopravvissuti fino ad oggi, ma a lungo dimenticati e ad alto rischio di estinzione, tra cui gorgottesco, tenerone, salamanna, prugnolo gentile, rossone, mammolo.
Nel cuore del Borgo di Santa Maria delle Grazie a Milano, cresce di nuovo, con filari esistenti un secolo fa, la Vigna di Leonardo, donatagli nel 1498 da Ludovico il Moro. In fondo al giardino di Casa degli Atellani, Leonardo da Vinci coltivava nel Rinascimento malvasia di Candia aromatica. Sulle tracce del Genio toscano, nel luogo stesso della sua vigna, nel 2015 sono state reimpiantate proprio le barbatelle di malvasia. La Vigna del Gallo dell’Orto Botanico di Palermo, in Sicilia, tra le più importanti istituzioni accademiche italiane, un enorme museo all’aperto di oltre cinquemila specie vegetali, custodisce 95 viti di vitigni autoctoni, un patrimonio inestimabile della viticoltura siciliana. È una testimonianza tangibile della biodiversità dell’isola. Il progetto è stato avviato nell’ottobre del 2018 dal sistema museale dell’Università di Palermo e dal Consorzio di tutela vini Doc Sicilia, con la collaborazione del Dipartimento di Agraria dell’Università di Palermo. La Vigna del Gallo è uno spazio di circa 200 metri quadri. Ospita vitigni autoctoni (tra questi grillo, nero d’Avola, frappato, perricone, catarratto, inzolia) e vitigni reliquia (prunella, muscaredda, corinto bianco, cutrera, zuccaratu, visparola).
Ultimo arrivato tra i vignaioli della rete U.V.A. è Etna Urban Winery in Sicilia, progetto di accoglienza enoturistica che permette di conoscere uno straordinario luogo di campagna e vigna urbana a cavallo tra l’Etna e la città di Catania. Qui è stato recuperato un luogo abbandonato da oltre 60 anni e che è stato riportato al suo uso originario di vigneto con cantina.
Della rete internazionale fanno parte anche La vigna Clos Montmartre di Parigi, Clos de Canuts a Lione, il Clos della vigna al Palais des Papes di Avignone e da pochissimo il Rooftop Reds di Brooklyn con vista su Manhattan.
“Quello che vogliamo fare non è un’operazione di vendita del vino – continua Balbiano – ma portare avanti un progetto culturale e turistico per raccontare le storie che ci sono dietro alla viticoltura urbana”.